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![]() Parco naturale regionale del Delta del PoL'imbarbarimento dei secoli successivi ricondusse il territorio ad un lento e progressivo impaludamento, finchè nel XVI secolo furono operate nuove opere di bonifica per iniziativa del Duca Alfonso II D'Este, che individuò nel Castello della Mesola, residenza della corte estense durante le partite di caccia nell'omonimo Bosco, il punto di riferimento per le attività da realizzare. La graduale stabilità del paesaggio del delta ha inizio nel Seicento e in particolare dopo l'Unità d'Italia, quando fu dato avvio ad opere di bonifica meccanica colossali, che, nel tempo, hanno interessato decine di migliaia di ettari di palude, portando a cambiamenti radicali sia nella natura che nel paesaggio, sia negli insediamenti che nelle attività antropiche. Nella configurazione attuale del comprensorio deltizio protetto dal Parco, si alternano così aree suggestive dominate dal tema dell'acqua e caratterizzate da una vasta complessità di varietà ambientali e di particolarità paesaggistiche e floro-faunistiche. La straordinaria presenza di uccelli, con oltre 300 specie fra nidificanti, svernanti o di passo insieme ad alcuni mammiferi, come il "cervo delle dune" del Bosco della Mesola, costituisce un patrimonio di fauna di elevato valore. Così come tutti gli elementi "verdi" del Parco, come boschi planiziali o igrofili, pinete e dune rappresentano il patrimonio della flora del delta del Po. Il Parco racchiude al suo interno straordinarie testimonianze ambientali, artistiche, naturalistiche di quello che c'è intorno al delta del Po. Un delta storico ma anche l'attivissimo delta di oggi. L'ECONOMIAAll'inizio del XXI secolo, nonostante l'agguerritissima concorrenza dei Paesi emergenti asiatici che insidiano l'industria regionale soprattutto in alcuni settori tradizionali - come il tessile-abbigliamento -, l'economia dell'Emilia-Romagna mostra una sostanziale tenuta nel suo aspetto strutturale, caratterizzato da una miriade di piccole-medie imprese la cui vitalità è stata dovuta alle dimensioni ridotte e all'iperspecializzazione, soprattutto nei settori meccanici. Per valore aggiunto l'Emilia-Romagna si colloca al quarto posto tra le regioni italiane, con l'8,5% del totale nazionale; è ai primi posti anche per le esportazioni. Particolarmente alte le quote rispetto al totale nazionale per minerali e prodotti non metallici (32%, grazie soprattutto alla ceramica), prodotti alimentari (18,7%) e macchine agricole (18%). La regione vanta uno dei tassi di imprenditorialità più alti d'Italia: gli occupati indipendenti sono infatti il 32,6% contro una media nazionale che non supera il 28,7%. Il tessuto produttivo è caratterizzato da realtà di piccole e medie dimensioni (in media 5,4 addetti per ogni unità locale), imprese artigiane e cooperative. Per ottimizzare i vantaggi e ridurre i limiti connessi alla presenza di aziende di ridotte dimensioni, sono nati i cosiddetti distretti industriali nei quali il processo produttivo viene segmentato tra diversi subfornitori ognuno dei quali realizza per conto di un'azienda capofila un componente del prodotto finale. Ogni impresa può spingere al massimo il proprio livello di specializzazione, sapendo di poter contare su un numero di commesse sufficiente ad ammortizzare il costo degli investimenti. Settori di punta dell'economia emiliano - romagnola sono l'agroalimentare, il metallurgico e metalmeccanico, il tessile - abbigliamento (il distretto di Carpi), la ceramica (Faenza e Sassuolo), le costruzioni e l'impiantistica. Settore tuttora fondamentale dell'industria è quello della trasformazione alimentare strettamente legato al territorio: basti ricordare i marchi storici del Parmigiano-Reggiano e del Prosciutto di Parma. La fortuna economica della regione poggia innanzitutto sulla forza del settore primario. L'agricoltura emiliano-romagnola è oggi la più meccanizzata d'Italia e ai primi posti per produzione ... continua a leggere ...![]() ![]() |
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